Non chiederci la parola: la ripresa del cinema muto

Il cinema non è mai stato completamente muto

Di Matteo Cafarelli

 

Il 14 marzo 2024 si è tenuto il primo incontro della nuova rassegna cinematografica, Non chiederci la parola, dedicata esclusivamente alla storia del cinema muto e di come quest’ultimo sia stato a mano a mano ripreso nel tempo. L’intero evento è curato dal critico cinematografico Giancarlo Beltrame e consiste in una serie di tre proiezioni introdotte dallo stesso critico e in programma per i prossimi due mesi al Teatro Scientifico-Laboratorio di Lungadige Galtarossa 22 a Verona.

 

La proiezione è stata anticipata da una breve introduzione condotta dallo stesso Beltrame, dedicata interamente alla storia del sonoro nel cinema. L’anno della rivoluzione è il 1927, quando esce nelle sale Il cantante di jazz, film prodotto dalla Warner Brothers Pictures attraverso il nuovo sistema Vitaphone. Tuttavia, Beltrame sottolinea subito come sia errato considerare questa novità come un “fulmine a ciel sereno”: l’idea del sonoro affiancato al video risale ai tempi di Thomas Edison e il suo kinetoscopio. Allo stesso tempo, in assenza di tecnologie adatte per questa implementazione, i film venivano accompagnati da musica in diretta eseguita da strumentisti al cinema. Le parole venivano invece compensate da vere e proprie didascalie, talvolta pronunciate da lettori in sala, come dimostrato da Kenji Mizoguchi, il primo regista a fare uso di questo metodo.

 

 

Il termine “fulmine a ciel sereno” ha comunque una valenza. Come sostenuto dal critico, l’innovazione mette fine a tante carriere, e la promozione di questi nuovi prodotti è interamente dedicata al nuovo sistema tecnico utilizzato e come gli attori si convertono a tutto ciò. L’unico artista che resiste è Charlie Chaplin, con i suoi due nuovi film prodotti all’inizio degli anni 30: Luci della città e l’iconico Tempi moderni. 

Arriviamo così al film proiettato lo scorso giovedì. Parliamo di L’ultima follia di Mel Brooks (in inglese Silent Movie). Come si evince dal titolo italiano, il film è diretto e prodotto nel 1976 dal celebre Mel Brooks, reduce dall’enorme successo di Frankenstein Junior. Questa sua nuova produzione è insolita per gli anni 70: una commedia interamente prodotta con lo stile del cinema muto del primo ventennio cinematografico. Un film metalinguistico che parla di cinema e racconta tutti i problemi di Hollywood del passato.
La trama è relativamente semplice: un regista e i suoi bizzarri amici tentano di salvare una casa di produzione indipendente dalle fauci delle grandi aziende petrolifere e la loro intenzione di divorare l’intera industria hollywoodiana. Nella pellicola, il protagonista interpretato da Brooks, per realizzare questa missione di salvataggio, decide di realizzare un film muto. Malgrado la sorpresa iniziale del produttore, Mel Spass (nomignolo del protagonista) parte alla ricerca di grandi star che possano partecipare e comparire nel progetto.
 

Come presentato da Beltrame, tutta la commedia è una grande citazione al cinema muto e ai grandi artisti contemporanei come Chaplin e Buster Keaton. Fa ridere e al contempo riflettere, ripescando la caratteristica coppia comica e convertendola in un trio, composto da Mel Brooks, Marty Feldman e Dom DeLuise, attori già comparsi in precedenti film del regista come Frankenstein Junior (1974) e Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974).

Una serata nel segno della risata e del ritorno al passato. Solamente il primo di tre incontri di questa rassegna, che proseguirà giovedì 4 aprile alle 21:00 con la riproduzione di The Artist di Michel Hazanavicius (2011), film vincitore di ben cinque premi Oscar. Vi aspettiamo quindi al Teatro Scientifico-Laboratorio, in Lungadige Galtarossa 22, per la visione di un nuovo splendido film.

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