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Alla scoperta di Kandinskij, il genio della pittura senza oggetto

Di Viola Parisatto

In occasione del 260esimo anniversario della fondazione dell’Accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona, dall’8 febbraio al 22 aprile si svolge un ciclo di conque incontri che ha luogo all’interno della Società letteraria di Verona situata in piazzetta Scalette Rubiani, 1.

Nel tardo pomeriggio del 15 marzo Paolo Bolpagni, storico dell’arte e curatore, ha tenuto un incontro riguardante l’artista contemporaneo Vasilij Kandinskij intitolata Kandinskij e la ricerca della pittura senza oggetto. Paolo Bolpagni, in seguito ad aver curato la mostra dell’artista in questione a Palazzo Roverella nel 2022, ha fatto delle scoperte, a suo parere favorevoli all’arricchimento della visione che abbiamo di Kandinskij, e per questo motivo ha deciso di condividerle con i presenti alla conferenza. Seguendo la linea cronologica della vita del pittore, Bolpagni ha descritto l’arte e la vita di questo genio creativo dai primordi fino alla fine della sua carriera artistica raccontando anche alcuni aneddoti della vita dell’artista russo riguardanti, ad esempio, l’autentica e longeva amicizia con Paul Klee o la relazione con la sua amata Gabriele Münter.

Vasilij Kandinskij ha avuto un percorso artistico vario passando dalla pittura figurativa al tardo simbolismo, dall’espressionismo all’esperienza all’interno del gruppo dell’espressionismo tedesco Der Blaue Reiter (il cavaliere azzurro) per poi concludere con l’astrattismo cosiddetto lirico, ovvero senza vincoli formali. Nella narrazione storiografica si ritiene che una volta approdato all’astrattismo, meglio definito come pittura senza oggetto, Kandinskij continui per il resto della sua carriera a dipingere solo opere astratte. Egli, al contrario, entra ed esce dall’astrattismo con una esemplare naturalezza, creando un percorso pieno di deviazioni. Secondo Kandinskij, a governare l’azione dell’artista dev’essere un solo principio: la necessità interiore. Se la necessità interiore lo induce a tornare in un dipinto al principio mimetico rappresentativo secondo la sua logica non c’è nessuna incoerenza.

Kandinskij definisce la sua pittura astratta come pittura senza oggetto: in questi dipinti il pittore in realtà sfrutta alcuni elementi figurativi come mezzi che gli consentono di esprimere e denotare significati e sensazioni che la percezione di queste opere devono provocare in noi. Ciò che noi riusciamo a riconoscere dal punto di vista della mimesis è uno strumento che serve a Kandinskij per dire qualcos’altro che non ha a che fare con la mimesis

Bolpagni durante la conferenza ha descritto alcuni dipinti, tra cui Muro rosso risalente al 1909. Quest’opera, realizzata durante il soggiorno a Murnau, sebbene di difficile interpretazione è associabile alla classica iconografia dell’Annunciazione ma senza la connotazione religiosa. Kandinskij si identifica come colui che riceve l’annuncio celeste spirituale di diventare il rivoluzionario dell’arte a livello mondiale, immedesimandosi nella figura della Vergine Maria.

Muro rosso (1909)

Un tema molto caro all’artista contemporaneo è il potere dei colori, argomento di cui scriverà nel suo trattato Lo spirituale dell’arte. Il pittore è convinto che la visione di un colore susciti una percezione di carattere visivo, acustico, tattile e olfattivo in chi osserva l’opera pittorica. I colori una volta messi sulla tela provocano una serie di percezioni simultanee: possono sembrare ruvidi e lisci e trasmettono acusticamente la sensazione del timbro di un certo strumento musicale. Lo scopo delle opere di Kandinskij è di far suscitare in chi guarda delle sensazioni multiple che provocano precisi effetti psicologici.

Ho trovato questo incontro molto interessante, sono rimasta soprattutto affascinata da un dipinto molto particolare di Kandinskij, Composizione su bianco del 1920. L’opera, risulta in apparenza gioiosa e serena sebbene realizzata durante un periodo complicato per l’artista russo. Infatti Kandinskij, oltre ai pericoli causati dalla Rivoluzione Russa, dovette subire anche la dolorosa perdita del figlio avvenuta alla tenera età di tre anni. Nonostante queste situazioni che gli pesavano sulle spalle egli ha dipinto un’opera intrisa di grazia e leggerezza. Con questo capolavoro capiamo che per Vasilij Kandinskij, contrariamente a molti altri artisti, l’arte e la vita non sono collegate.

Composizione su bianco (1920)

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